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domenica 28 aprile 2019

Cos’è Sa Die De Sa Sardigna?

Se non conosci la storia, non conosci la strada da prendere.

Ogni anno, il 28 aprile, i Sardi festeggiano Sa Die De Sa Sardigna.
Che cos’è?
Sa Die De Sa Sardigna, cioè “Il giorno della Sardegna”, è:
- la festa dei Sardi;
- la festa del popolo sardo;
- la festa nazionale del popolo sardo.
Sono tanti modi diversi per dire la stessa cosa: il 28 aprile di ogni anno i Sardi
celebrano se stessi, perché sentono di essere un popolo solo e vogliono
ricordare la propria storia. Con tutte le sue cose buone e tutte le sue cose cattive.
Perché il 28 aprile?
Ma perché questa festa si celebra proprio il 28 aprile e non in un altro giorno
dell’anno?
È molto semplice. La festa ricorda gli avvenimenti straordinari dell’aprile 1794.
È un tempo lontano da oggi, in cui la Sardegna e i Sardi erano molto diversi.
Per capire perché la nostra festa nazionale si celebra il 28 aprile è dunque
necessario tornare indietro di un paio di secoli.
Preparati. Adesso compiremo un breve ma fantastico viaggio nel tempo!
SETTECENTO: I PIEMONTESI IN SARDEGNA
La Sardegna dominio dei Piemontesi
Il Settecento fu il secolo dei Piemontesi in Sardegna.
All’inizio del Settecento la Sardegna era in mano agli Spagnoli, che la
conquistarono per intero dal principio del Quattrocento.
Nel 1713 gli Spagnoli lasciarono la nostra isola, dopo un dominio durato
secoli, e la Sardegna andò agli Austriaci.
Qualche anno più tardi, nel 1720, un nuovo trattato stabilì che la Sardegna passava ai duchi di Savoia: essi erano i governanti del Piemonte.
Tutto ciò fu causato da lunghe e sanguinose guerre, che si combatterono in Europa.
In base al trattato del 1720, i duchi di Savoia diventarono re di Sardegna e furono loro a insediarsi nella nostra terra per tutto il Settecento.
Il Regno di Sardegna
Il 2 settembre 1720 i nobili sardi e le più importanti città dell’isola giurarono fedeltà a Vittorio Amedeo II, duca di Savoia e re di Sardegna. Una parte di essi si trovava sul continente: erano il Piemonte e le regioni al confine con la Francia.
Una parte si trovava nel Mare Mediterraneo: era appunto la nostra isola.
Il duro governo dei Piemontesi
I Savoia non cambiarono gli organi di governo della Sardegna creati dagli
Spagnoli. Il più importante era il Parlamento sardo. Al tempo del dominio spagnolo, esso riuniva i nobili e i rappresentanti delle città e del clero dell’isola. Questi rivolgevano le loro richieste al re di Spagna: se il re di Spagna
le accoglieva, il Parlamento sardo compensava il sovrano con una grande somma di denaro.
I Savoia controllavano però la Sardegna molto più strettamente degli Spagnoli
e volevano imporre la loro volontà senza discussione. Lasciarono così in vita il
Parlamento sardo ma non gli
permisero di riunirsi per porre
al re le sue richieste. Questo
fatto provocò una grande
insoddisfazione nei Sardi.
L’insoddisfazione crebbe per
tutto il Settecento, perché la
società e l’economia dell’isola
avevano un grande bisogno
di essere ammodernate,
ma i Piemontesi non fecero
abbastanza sforzi per favorire il
progresso della Sardegna.
I Monti Granatici esistevano
già, ma i Savoia ordinarono di costruirne uno in ogni paese: in esso venivano conservate le scorte di grano
da distribuire ai contadini più poveri per la semina in tempi di crisi. Fu un provvedimento importante, ma insufficiente allo sviluppo delle campagne
dell’isola.
Si arrivò così alla fine del Settecento, quando l’intera storia d’Europa cambiò
per lo scoppio della Rivoluzione Francese.
Nel 1789 i sudditi francesi si ribellarono alla nobiltà e al re, dando il via ad avvenimenti che sconvolsero il nostro continente. Basta ricordarne due:
- il 21 gennaio 1793, il re di Francia Luigi XVI venne ghigliottinato.
- la Francia entrò in guerra con tutte le più grandi potenze d’Europa, che temevano il diffondersi della rivoluzione.
La Sardegna sentì l’influsso di questi avvenimenti e nella nostra isola accaddero molte cose nuove e importanti.
28 aprile 1794: la cacciata dei Piemontesi
Gli avvenimenti si svolsero molto velocemente.
I Francesi volevano portare in Europa la loro rivoluzione e, all’inizio del 1793, occuparono l’isola di San Pietro, sbarcarono sulle spiagge di Quartu Sant’Elena e tentarono di occupare l’isola de La Maddalena. Furono respinti in mare dalle truppe organizzate dai nobili e dalle città sarde.
I Sardi, respingendo l’invasione, salvarono anche il dominio dei Piemontesi sulla nostra isola. In cambio, rivolsero alcune richieste al re Vittorio Amedeo III.
Le più importanti erano due:
- riunire di nuovo il Parlamento sardo;
- lasciare ai Sardi i compiti più importanti nel governo della Sardegna.
Il sovrano respinse queste richieste e i Sardi si ribellarono ai Piemontesi.
La rivolta scoppiò a Cagliari il 28 aprile 1794: i Piemontesi furono cacciati dal
quartiere di Castello e dagli altri quartieri della città. Furono costretti a imbarcarsi e dovettero lasciare la Sardegna.
Fu una vera e propria rivolta patriottica, cui partecipò tutto il popolo, contro il dominio di un re straniero.
Quel giorno è passato alla storia come Sa Die De S’Acciappa, “Il giorno della cattura” dei Piemontesi. Pensa che per distinguere i Sardi dai non Sardi, in quelle concitate ore, si diceva a chi si incontrava per strada: «Nara cìxiri!». Chi non pronunciava correttamente la «x» veniva immediatamente condotto all’imbarco.
Ecco: adesso capisci perché il 28 aprile è stato scelto come giorno in cui festeggiare il popolo sardo, come giorno in cui celebrare Sa Die De Sa
Sardigna.
La rivolta dei contadini contro i nobili
Nei mesi seguenti, la rivolta si diffuse anche nelle campagne, che già da anni erano in subbuglio per le difficili condizioni in cui vivevano i loro abitanti.
I contadini si ribellarono ai nobili, che possedevano la maggior parte delle terre e facevano pagare agli agricoltori tasse altissime.
I contadini occuparono i campi e si misero a coltivarli per sé. In questo modo protestavano contro le ingiustizie, sperando di ottenere una vita migliore.
La loro rivolta fu accompagnata dal canto Su patriottu sardu a sos feudatarios, cioè Il patriota sardo ai feudatari. Tutti noi lo conosciamo come Procurade
de moderare, dalle sue prime parole. Era il canto ed erano le parole con cui i
contadini invitavano i feudatari a cessare gli abusi. I nobili avrebbero dovuto
altrimenti fare i conti con i ribelli!

Il giudice Giovanni Maria Angioy
Col passare del tempo, i rivoltosi si divisero:
- da un lato c’erano i Sardi che chiedevano solo ai
Piemontesi più potere e più libertà nel governare l’isola;
- dall’altro lato c’erano i Sardi che volevano portare in
Sardegna tutte le novità della Rivoluzione francese.
Ad esempio, volevano diminuire il potere dei nobili sui
contadini.
Protagonista della rivoluzione sarda divenne il giudice Giovanni Maria Angioy,
che vedi ritratto qui sopra. Egli fu incaricato dai Piemontesi di schiacciare la rivolta delle campagne, ma quando vide la povertà dei contadini e la miseria dei villaggi si schierò con i più deboli.
Angioy ebbe molti alleati, Il suo tentativo di cambiare le cose
gli procurò tuttavia anche molti nemici. Nel giugno 1796, mentre con i suoi uomini marciava verso Cagliari, fu fermato presso Oristano dai Piemontesi,
alleati con i nobili sardi.
Angioy fu costretto a fuggire e morì, molti anni più tardi, in Francia.
Quasi tutti i rivoluzionari sardi vennero arrestati e condannati a morte.
Il re tornò a governare la Sardegna con potere assoluto. Anzi, il controllo piemontese sui Sardi divenne ancora più duro. Nel 1799 Napoleone
Bonaparte strappò il Piemonte ai Savoia e i Savoia si rifugiarono proprio nella
nostra isola: qui rimasero fino alla caduta di Napoleone, nel 1815.
In quegli anni, i Sardi si ribellarono ancora molte volte al re, ma ogni rivolta fu
schiacciata senza pietà.
Certamente, chi visse in quel tempo pensò che la Rivoluzione sarda fosse stata un fallimento e che avesse mancato completamente i suoi obiettivi.
Ma non era così e adesso ti spieghiamo perché!
Dopo la Rivoluzione sarda
Nel corso dell’Ottocento la Sardegna e i Sardi rimasero sotto il controllo dei Savoia. Come sappiamo, poi, in seguito alle guerre d’indipendenza, il Regno di
Sardegna divenne nel 1861 il Regno d’Italia e la nostra isola entrò a far parte
dello Stato italiano, nel quale si trova ancora oggi.
Gli sforzi dei patrioti che il 28 aprile 1794 cacciarono i Piemontesi e gli sforzi di
Angioy per creare una Sardegna migliore non furono tuttavia inutili.
Il ricordo di quei fatti non si è mai spento e per tutto l’Ottocento e il
Novecento ha incoraggiato i Sardi a migliorarsi e cercare più libertà e giustizia.
Ecco allora il significato di Sa Die De Sa Sardigna:
- ricordare il giorno in cui i Sardi lottarono insieme per la libertà;
- ricordare il giorno in cui i Sardi si comportarono come un solo popolo;
- ricordare a noi stessi, ora, ogni anno, che la lotta per una Sardegna più bella,
ricca e felice non finisce mai.
Tutti noi siamo impegnati, ogni giorno, a migliorare la nostra vita.
Migliorando la nostra vita miglioriamo anche quella di chi sta vicino a noi.
Miglioriamo insomma la vita di tutti i Sardi. Non è uno scopo importante?
Ricordalo, insieme ai tuoi compagni di classe, insieme ai tuoi amici, anche
quest’anno:
Sa Die De Sa Sardigna è la tua festa, è la festa di tutti noi.
Tratto da : lastoriasarda

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